Preliminari
alla tecnica occulta della meditazione.
La
scienza del controllo dell'emotività, tramite il volere personale.
Il
dominio dei pensieri.
Il
meditante come un arco teso.
Cos'è
la meditazione?
Quali
effetti produce nella vita quotidiana?
In
una sintesi della natura di questo Trattato è necessario inserire
anche un capitolo sulla meditazione. Ma, saremmo dei vandali del
pensiero se ritenessimo di poter sviscerare l'intera problematica
della meditazione, in poche pagine. E, ciò, per varie ragioni.
Innanzi tutto i veri frutti della meditazione arcana rappresentano
quel che di più genuino, di più potente e di più sostanziale
esiste nella natura occulta del mondo: quindi, l'argomento della
meditazione può venir trattato coerentemente soltanto nel comune
linguaggio dello "Spirito Santo", tra Iniziati. In secondo
luogo, la vera meditazione è qualcosa di diverso da quanto il mondo
conosce; e, per penetrare il suo segreto, bisogna conoscere a fondo
il segreto dei Raggi, il segreto dei cicli evolutivi, il segreto di
ogni razza madre. Perchè ogni Raggio ha la sua meditazione; ogni
ciclo evolutivo medita a seconda della natura che gli si confà,
ogni razza madre giunge ad un punto di potenza interiore, che
prosegue nella presente. Lo sforzo titanico che l'uomo deve compiere
per bruciare in sè ogni limitazione di tempo e di spazio e
comprendere il principio latente nel processo della meditazione lo
porta a venir iniziato e ad avere, della stessa, una visione molto
più coerente e precisa di quel che fosse precedentemente.
Come
al solito, una Legge agisce nel nostro caso: quella
dell'interpolazione dell'energia e della materia. Si è voluto,
spesso, portare degli esempi alla generalità del fenomeno,
rendendolo ancora più incomprenso. Si è detto che la vita pulsa,
secondo un ritmo preordinato, ovunque; nelle vie lattee e nei
microbi. Che tutto vibra, seguendo un naturale processo di
meditazione naturale. Che lo stesso Logos Solare apre le Sue ali
evolutive e crea un sistema, iniziando una profonda meditazione e,
allorquando la cessa, raccoglie i frutti della medesima. Ma,
lasciamo che i Maestri diano simili indicazioni. Ciò è necessario,
per mettere le radici ad una problematica che, da par Loro, deve
svelarsi sin nelle più profonde regole. Il ripetere, da parte dei
discepoli, che il Logos Solare, o il Logos Planetario, sono in
meditazione, durante l'arco del Grande Manvantara, e la cessano, al
termine, è assolutamente inutile; poichè, salvo che in un
fluidissimo principio, la meditazione del Logos Solare e quella
dell'uomo sono di natura molto lontane. Ciò che importa, invece, è
comprendere - in grandi linee - il problema e, quindi, trattarlo
unicamente dal punto di vista umano e secondo le giuste direzioni.
Vogliamo,
in primo luogo, sottolineare vivamente un fatto molto importante.
Per il vero discepolo la meditazione è un'attività creativa
estremamente superiore, per intensità, ad ogni sua altra attività.
Non si tratta del "riposino" tra le attività quotidiane,
ad ore fisse. Non si tratta di uno stato di estasi catalettica, che,
nell'illusione di essere graditi a Dio, o ai Maestri, oppure al Sè
Superiore narcotizza i sensi mentali e spirituali, facendo uscire il
soggetto dalla propria camera, con occhi sognanti e profumo di
santità... La vera meditazione presuppone una volontà di ferro e
una tecnica profonda dell'occulto; e, mentre, in un primo tempo, il
discepolo sceglieva dei momenti adatti per la meditazione, in un
secondo tempo, egli la regge continuativamente, durante il giorno, e
sono i momenti adatti a venir da lui. Secondo noi, è molto
importante che si capisca la vera natura di questo processo. Abbiamo
conosciuto molte persone che, lungo gli anni, erano ubriachi di
teorie e si paralizzavano l'intelletto e le funzioni cerebrali,
comprese le spirituali, con una crisi mattutina, che chiamavano
meditazione.
Vi
sono tre elementi da considerare, nell'evoluzione occulta dell'uomo:
la Materia, l'Anima, lo Spirito. La Legge del movimento universale
mette in rapporto l'oggettività esteriore (la materia), con la
soggettività interna (lo Spirito) e dal rapporto che ne nasce
l'Anima diventa radiante e fa da ponte e da equilibrio ad ogni polo
degli opposti. Meta dell'evoluzione, per questo nostro sistema
solare, è lo sviluppo completo dell'Anima; a ciò servono le catene
e le ronde, i periodi di globo e le razze. Le potenzialità che
trova l'uomo lungo il Sentiero, dopo avergli donato l'autocoscienza,
gliela sviluppano in maniera tale da far sembrare quasi incredibile
la meta a cui è diretto. Quindi, se per meditazione consideriamo un
processo alchemico, che è la costante fissa dell'evoluzione in cui
si trova l'uomo, processo continuo, serrato, inarrestabile per la
natura stessa delle cose, vedremo che essa non è un fatto nuovo per
l'Ego. Durante l'epoca lemurica, l'uomo acquistò la padronanza del
suo strumento fisico: il corpo. Per lui, non esistevano Spirito, nè
mète ideali. La sua attenzione era concentrata alle funzioni
biologiche, che ne rappresentavano il massimo diapason evolutivo. Fu
in tale periodo che la Gerarchia Bianca dette ai migliori della
razza le regole di educazione occulta, o di meditazione, riguardanti
la sfera fisica, e che sono chiamate di Hata Yoga. In Oriente
si seguita a praticare tale arte, per una tradizione ed un ricordo
atavico. In Occidente, imitando gli orientali e, per lo più, senza
la cognizione profonda delle regole esoteriche, continuano a
prolificare gli istituti che insegnano le varie posizioni yoga, per
acquistare la libertà dell'Assoluto, ecc...
Quando
la razza si incarnò nuovamente in Atlantide, essa possedeva, quale
meta evolutiva, un corpo astrale da vivificare e da controllare: il
corpo delle emozioni. Entrò in funzione un nuovo tipo di
meditazione: quello del controllo dei sentimenti. Tutt'oggi, noi
incontriamo dei discepoli che rischiano di cadere in uno spietato
isolamento, sinceramente convinti che provare sentimenti e calore
verso qualcosa o qualcuno sia offesa alla Gerarchia. Poveri
fratelli, che non hanno capito il vero messaggio dell'amore; si
tengono guardinghi, sul loro vacillante ponte, nel timore di
tuffarsi nel grande mare dell'amore universale. Ed è bene che
comprendano quando tutto ciò che di archetipico esiste nell'uomo,
come affetti, sani desideri, sincero entusiasmo sia frutto di una
lunga, oculata evoluzione. Riteniamo, a tal proposito, significativo
riportare la frase del Maestro K.H., il Quale, per difendersi
dall'immagine sbagliata che si aveva (e si ha tuttora) degli Adepti,
scrisse, in passato: "Noi siamo tutt'altra cosa di una viola,
disseccata tra le pagine di un libro". Ogni grande Autore di
occultismo, a partire dalla Blavatsky, sino a giungere alla Bailey,
ha avuto qualcuno e qualcosa, nella sua vita, che egli amava
profondamente e che gli dava la possibilità di manifestare un lato
della natura che, solitamente, dai discepoli è trascurato: quello
dell'affettuosità, quello del calore, quello della semplicità.
Dunque,
durante l'epoca atlantidea, la Gerarchia dette all'umanità un nuovo
tipo di meditazione, che si allacciava alla sfera astrale: quello
del controllo dei sentimenti, tramite la volontà.
Nell'epoca
ariana, un terzo tipo di meditazione viene rivelato: il dominio dei
pensieri, del corpo mentale. Al giorno d'oggi, i tre sistemi si
fondono in uno. Il discepolo che, d'abitudine, inizia la sua
meditazione, assume una posizione corporale di armoniosa linea
funzionale (e sintetizza la vittoria sugli elementi raggiunta in
Lemuria); quindi, definisce il rutilante vibrare dei suoi
sentimenti, rendendo il corpo emotivo limpido ed incolore, con uno
sforzo di volontà; infine, fa divenire coerente e vuoto lo spazio
interno del suo corpo mentale, acquietando ogni pensiero inutile e
divenendo il "Padrone del cocchio".
I
più, a questo punto, si fermano; paghi di un certo senso di dominio
su sè stessi e nulla più. Pensano che angeli invisibili accorrano
non appena abbiano calmato i tre corpi, o che il Maestro si affretti
a inserire, nella loro borsa aperta, le monete d'oro della Sua
saggezza. Ed è chiaro che il peso occulto che la Gerarchia porta
sulle Sue spalle, per quanto dura quella meditazione, si è
arricchito di qualche pietra in più.
Dobbiamo,
invece, raffigurarci il meditante come un arco. Durante la giornata
la corda dell'arma è lenta, ma, nell'esercizio occulto, essa deve
venir tesa all'estremo e il dardo del proposito, scagliato, secondo
ogni più viva possibilità personale, nella direzione adatta.
Risulta chiaro, quindi, che varie componenti entrano in questione,
in tale attività. L'evoluzione del discepolo è la principale: la
sua cultura, la sua conoscenza dei colori occulti e del potere
magico del suono, della tecnica di ogni Raggio, della direzione
verso cui scagliare il dardo. Ma, in primo luogo, è necessario uno
sforzo attivo e completo, in tutto il processo, ed una
sovrannaturale limpidezza di mente.
Ecco
la ragion per cui, pur non negando al discepolo il suo diritto a
meditare quotidianamente, i Maestri suggeriscono che egli si formi
una salda cultura delle condizioni storiche della sua razza, perchè,
durante la meditazione, egli si collochi "nel punto
occulto" giusto e adatto alla sua personalità; che studi
accuratamente il metodo che la Gerarchia ha dato all'umanità, per
questa razza, riguardo alla meditazione esoterica; che controlli il
suo strumento fisico, quello astrale e quello mentale, in modo che,
durante la funzione creatrice suddetta, l'arco sia ben pulito,
vibrante e capace di una lunga gittata; che viva una vita di
servizio, per creare, attorno a sè, un'aura armoniosa che,
contemporaneamente, lo unisca, dal lato invisibile delle cose,
all'Aura della Gerarchia e lo protegga dai rischi dell'esercizio
esoterico. Lo studio accademico è necessario perchè, finalmente,
il discepolo raggiunga qualcosa di personale, di nuovo, da offrire
al Luminoso Archivio della Gerarchia.
L'interpolazione
dell'energia e della materia è il ritmo primo delle cose. Dall'immanifesto
si inquadrano, nel tempo e nello spazio, tutte le cose che formano
il panorama del mondo oggettivo. L'energia, secondo schemi
coordinati e sublimi, si tramuta in materia. Una volta che il
baricentro del ciclo materiale ha acquistato una tensione massima,
la materia si spiritualizza, si assottiglia, ritorna nella sorgente
da cui emanò. Non ha perso il senso della coscienza (sia minerale,
che vegetale, che animale, che umana), ma acquistato una colorazione
vitale che, prima dell'esperienza, le mancava. In tutto ciò, la
meditazione e la concentrazione hanno peso da protagonisti. L'intero
mondo minerale, ad esempio, è tenuto nel suo stato di
cristallizzazione, da una Gerarchia di Poteri Angelici, che si
occupa della sua evoluzione; nel mondo vegetale "la
concentrazione occulta" allenta la presa, ma sussiste; lo
stesso è nell'animale. Nel regno umano, gli Angeli Solari, che lo
avevano accompagnato nelle tre precedenti grandi esperienze
attendono che l'uomo si accorga di Essi e porga loro la mano,
fluendo nel quinto regno: quello dell'Anima. La meditazione è la
maniera diretta per raggiungere una radianza sublimale, identica,
per natura, a quella del mondo devico. Con la meditazione, si
riconosce l'identità dell'energia e della materia e si è liberi
dal complesso di inferiorità verso l'energia e da quello coercitivo
verso la materia. È chiaro che ciò che diciamo può sembrare a
molti pura teoria; sottolineiamo, però, che, una volta penetrati
nell'atmosfera del Reale, codesta appare come l'unica forma di
esistenza degna di venir vissuta. Afferma il Maestro Tibetano che,
quando l'uomo ha raggiunto il contatto con il proprio Angelo Solare,
ogni allettamento esteriore cessa di gettare l' incantesimo su di
lui. Egli si rende conto che l'Angelo Solare è Nucleolo di Amore,
Sapere, Potere.
All'inizio,
il discepolo va a tastoni, lungo l'esperienza della meditazione.
Egli si trova, ovviamente, sempre a compierla da solo. Anche se ne
ha lungamente discusso con i confratelli di gruppo, o ha studiato
l'argomento fino in fondo. Il momento è del tutto creativo ed è
l'attimo in cui la mummia viene sfasciata dai bendoni che
rappresentano cognizioni acquisite, forme concettuali esterne,
affinchè essa possa compiere i primi passi, da sola, nel nuovo
regno. Ogni vera meditazione muta radicalmente la sostanza viva del
proprio io; ogni vera meditazione rigenera l'uomo e lo completa;
ogni vera meditazione è una sintesi di esperienze vitali, animiche,
spirituali.
È
durante la meditazione che lo sguardo del Maestro si intensifica sul
discepolo ed Egli trova la via sgombra per poter trattare l'Anima
del fratello minore, secondo i Suoi propositi. Il fatto è
significativo, poichè racchiude un accenno occulto. Quanti
chilometri, quante emozioni disordinate, quanto cammino e quanta
delusione si sarebbero risparmiati coloro che, in passato, vollero
andare a raggiungere il loro Guru, nelle montagne orientali, o fra i
deserti. Salvo rarissime eccezioni, tutti furono rimandati indietro.
E v'è ancora chi crede che molta fatica gli verrà alleviata, se
soltanto potesse vedere fisicamente il Maestro. Al giorno d'oggi, la
mèta per la razza ariana è la conquista del territorio mentale;
soltanto durante la meditazione si deve trovare la porta segreta di
Iside. Il resto è contrario all'evoluzione naturale dei tempi.
Come
dicevamo, il discepolo, ingiustamente sentendosi solo e abbandonato,
all'inizio brancola, scarta, uno dopo l'altro, vari metodi di
meditazione; e, ciò, serve di primo, sommario esame, da parte dei
Maestri, che non conoscono distanze e tempi, per sottoporlo alla
prova della persistenza, della tenacia, della nascita del volere
magico. Lo sviluppo dell'intuizione cresce, man mano, tra le
delusioni. Il discepolo viene a sapere che la teoria dei Raggi è
vitale per ogni occultista. Che sei Raggi esistono in lui ed uno
solo di essi è fondamentale ed eterno. Si rende conto che
accelererebbe di molto la sua evoluzione, se scoprisse quali sono i
Raggi che si intrecciano a formare la propria entità-uomo. Forse,
qualche impreparato spiritualista si divertirà a profetizzargli che
egli appartiene a questo, o a quel Raggio. Ma, il vero discepolo non
gli crederà, se la rivelazione non collimerà col proprio animo. Ed
ecco, persistente, una vibrazione che inizierà a pulsargli nel
cuore animico; egli si convincerà che il Raggio del suo corpo
causale è il Primo, o il Secondo, o il Terzo. Ed allora, incerto,
inizierà la meditazione quotidiana, indirizzandosi al metodo del
Primo o del Secondo o del Terzo Raggio. Questa, è la nascita del
dinamismo spirituale. Non importa se egli sbaglierà sinceramente;
basta che egli tenga ben conto degli errori che fa. Se soltanto
riuscirà ad avere il dominio su sè stesso e intuire i suoi Raggi,
a lungo andare intuirà i Raggi non solo di chi gli verrà posto
accanto dal Maestro, ma anche nella loro azione generale, in natura.
E la constatazione personale del potere dei Raggi, nell'universo,
fa, di un uomo, un Adepto.
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